martedì 22 dicembre 2015

Appello manfestazione contro le trivelle e per la dignità - Licata, 9 gennaio 2016

Un anno e mezzo fa la nostra comunità ha preso consapevolezza del tentativo di aggressione nei confronti della sua ricchezza più grande, il mare, portato avanti dalla multinazionale ENI, con la complicità dei politici regionali e nazionali.
Il progetto off-shore ibleo, infatti, attraverso la realizzazione delle piattaforme di trivellazione per l'estrazione di gas e la ricerca di petrolio, rappresenta una minaccia di enormi proporzioni per l'impatto che rischia di avere sull'economia, sull'ambiente e sulla salute dei cittadini della nostra città e di tutta la Sicilia centro-meridionale.

I primi a essersi resi conto del pericolo sono stati i pescatori e gli operatori del turismo archeologico che hanno aderito fin da subito al percorso di mobilitazione avviato dal Comitato No Trivelle di Licata. Man mano il livello di sensibilità sul tema è cresciuto e la percezione del pericolo imminente si è diffusa sempre di più nei vari strati della popolazione.
Il no alle trivelle è caratterizzato da uno slancio di proposta improntata da un'idea di sviluppo alternativa che punta, in primo luogo, alla risoluzione delle gravi problematiche economiche e ambientali che attualmente affliggono il nostro territorio.

Per limitarci agli ultimi vent'anni, in un quadro economico generale che si è andato via via aggravando, i governi nazionali Berlusconi-Monti-Renzi e regionali Cuffaro-Lombardo-Crocetta hanno agito in perfetta continuità, interessati solo a piazzare le loro emanazioni nei posti di governo locale e favorendo i soliti noti. NESSUNO ha mosso un dito per risollevare l'economia dell'area e il ritorno all'emigrazione di massa dei nostri giovani e dei padri di famiglia verso il nord Italia e verso l'estero ne è la prova più evidente.

Se, da un lato, ci hanno presentato ricette a base di tasse e tagli, che hanno prodotto un impoverimento sempre maggiore del tessuto economico, dall'altro non hanno messo in campo alcun piano di rilancio che puntasse alla valorizzazione delle risorse naturali del nostro territorio, nessun investimento su agricoltura, pesca, turismo, trasporti, servizi sanitari e sociali, protezione idraulica e idrogeologica del territorio, risanamento delle aree inquinate.
Le uniche iniziative per cui ricordiamo e ricorderemo tristemente questi politicanti sono la privatizzazione dei servizi con la creazione e il mantenimento dei carrozzoni come Dedalo Ambiente e Girgenti Acque, utili solo a mantenere posti e sottoposti per amici e parenti, e la devastazione dei nostri territori con i cumuli di rifiuti pericolosi che continuano ad accumularsi nelle strade e nelle campagne, con l'inquinamento della foce del fiume Salso e, come ultimo regalo, la realizzazione delle piattaforme di estrazione di gas e petrolio.

Le questioni sul tappeto sono tante e complesse e, analizzandole, capiamo che ciò che sta succedendo a noi, altro non è che una tessera di un mosaico globale, nel quale i territori subiscono i danni provocati dascelte scellerate di multinazionali e governi compiacenti. Un esempio? E' un fatto noto che gli agricoltori di Licata abbiano subito danni enormi dagli ultimi eventi meteorologici e che siano sul piede di guerra per ottenere un contributo utile alla ricostruzione del loro tessuto produttivo. Continuando a estrarre e utilizzare gas e petrolio, la temperatura del pianeta è destinata ad aumentare e con essa la frequenza dei fenomeni meteorologici estremi con conseguenze che tutti possiamo immaginare per l'agricoltura.

Altrettanto rilevante è la questione che vede la Sicilia come territorio da depredare e saccheggiare a uso e consumo delle imprese del nord e internazionali (significativo è il caso dei rapporti tra i leghisti e Impregilo sul Ponte di Messina), che qui lasciano distruzione sotto forma di inquinamento e discariche di rifiuti tossici ma che portano altrove i loro guadagni. Ciò che è successo e continua a succedere a Gela deve essere un insegnamento che non dobbiamo dimenticare: bambini malformati, tumori e inquinamento diffuso per avere in cambio cosa? Posti di lavoro che nel tempo si sono bruciati, posti di lavoro che, senza la devastazione provocata dalla raffineria, si sarebbero potuti creare attraverso politiche di sviluppo vero e duraturo. 

In tutto questo, il governo Crocetta ha abbassato le tasse sulle estrazioni e ha sostenuto il progetto off shore ibleo che rischia di distruggere per sempre il nostro mare e la nostra vocazione economica fatta anzitutto di turismo, agricoltura e pesca.

Il governo Renzi, da parte sua, prima ordina a Crocetta di non votare la proposta di referendum contro le trivelle e, infine, quando il referendum è ormai alle porte, decide, con un colpo di mano, di introdurre delle norme che potrebbero impedire la consultazione popolare. A farne le spese, naturalmente, come al solito, sarà il popolo a cui verrà impedito di pronunciarsi.

Per gridare ad alta voce che non accetteremo più politiche criminali di devastazione e che siamo convinti e determinati ad andare fino in fondo, chiamiamo a raccolta tutti la cittadinanza che vive sulla propria pelle i danni di queste politiche scellerate.

Rivendichiamo con forza il diritto a un futuro di salute e benessere per i nostri figli!

Rivendichiamo con forza il diritto a NON essere più considerati cittadini di serie B!


UN NO ALLE TRIVELLAZIONI, DIECI SI' A:
 
1. Acqua pubblica, acqua per tutti. Basta con Girgenti Acque, basta con le ruberie, basta con l'acqua con il contagocce e inquinata: senza acqua non c'è turismo, non c'è agricoltura, senza acqua non c'è vita!

2. Investimenti sulle infrastrutture di comunicazione, ferrovie e strade. Le poche arterie stradali che collegano Licata al resto della Sicilia versano in condizioni disastrose e producono morti, non sviluppo. Le tre stazioni ferroviarie che ricadono nel territorio comunale sono in completo stato di abbandono, non passano più treni e la linea a un solo binario è totalmente inadeguata per le esigenze di mobilità moderne.

3. Rilancio della pesca e delle attività correlate. La marineria di Licata continua a essere terreno di caccia per i politicanti di tutti gli schieramenti politici, ma i pescatori hanno bisogno di ben altro: mare pulito, una struttura portuale efficiente, un sistema di commercializzazione adeguato.

4. Rilancio della sanità pubblica: devono essere garantiti e potenziati i servizi assistenziali di base. Pretendiamo che l’ospedale sia un presidio per la salute di tutti i cittadini di Licata e del comprensorio e non un inutile avamposto della politica che da anni occupa e distrugge la sanità pubblica a vantaggio di quella privata.

5. Tutela dell'agricoltura. Gli agricoltori licatesi sono ostaggio di un sistema in cui lo Stato da un lato, la criminalità e il malaffare dall'altro, stanno distruggendo la capacità produttiva. Deve essere promossa la commercializzazione delle eccellenze locali, gli agricoltori devono essere tutelati nel loro lavoro e nella loro sicurezza.

6. Valorizzazione del patrimonio archeologico. Il museo è chiuso, le uniche campagne di indagine vengono effettuate grazie alla determinazione di giovani volontari; ci sono tantissime ricchezze da valorizzare e altrettante da scoprire: evidentemente a Palermo e ad Agrigento ritengono che il mare e la terra di Licata servano solo per andare per pescare voti.

7. Ampliamento delle installazioni di impianti solari fotovoltaici; il grado di irraggiamento che si registra nel nostro territorio è il più alto d’Europa. Per quale motivo non viene sfruttato? I tetti degli uffici pubblici DEVONO essere coperti di pannelli, i riscaldamenti delle scuole devono essere alimentati con il solare termico.

8. Bonifica amianto. Ci sono enormi porzioni di territorio contaminate dalla presenza di amianto polverizzato. Su moltissimi edifici sono presenti cisterne e coperture in amianto: senza provvedimenti che aiutino i cittadini a smaltire a costi sostenibili l'amianto, questo problema non verrà mai risolto, a tutto danno della salute pubblica.

9. Messa in sicurezza del fiume e sua effettiva fruizione. Il fiume Salso ha formato il nostro territorio ed è uno dei motivi che ha portato antiche popolazioni a stabilirsi nella nostra terra. Occorrono interventi seri che consentano di utilizzare il fiume come ricchezza e impedire che sia fonte di pericolo incombente durante il periodo delle piogge.

10. Un depuratore comunale efficiente. E' insostenibile che un intero rione sia ostaggio delle esalazioni del depuratore di Fondachello, ed è insostenibile che la foce del fiume sia inquinata per via del suo malfunzionamento. La tutela dell'ambiente e della salute richiede interventi immediati e definitivi.