Un
corteo di migliaia di persone che ha messo insieme studenti,
pescatori, casalinghe, pensionati, sindaci e presidenti del Consiglio
dei Comuni dell'area, deputati nazionali e regionali, sindacati,
ambientalisti e attivisti accorsi da tutta la Sicilia ha
attraversato le strade di Licata nella giornata di sabato scorso,
rendendo fisicamente percepibile l'ostilità di Licata e della
Sicilia tutta, alla posa del gasdotto dell'ENI e contro tutti i
progetti di trivellazione dei fondali del Canale di Sicilia.
In un quadro di mobilitazione permanente che, ormai da anni, vede l’attivazione dei comitati di cittadini contro le mire predatorie dei petrolieri, gli accadimenti di quest'ultimo mese, nel corso del quale allo sblocco di alcuni progetti ha fatto seguito l’impegno del MISE a emettere un provvedimento di moratoria parziale dei permessi di ricerca e prospezione, hanno contribuito ad aumentare ulteriormente il livello di attenzione e di tensione. Se da un lato, qualora fosse approvato, tale provvedimento consentirebbe di limitare il danno derivante dalle attività di prospezione, dall'altro nulla cambierebbe rispetto al pericolo che i lavori dell'off-shore ibleo possano effettivamente avere inizio. E su questo punto, in particolare, si è concentrata la manifestazione di sabato: le comunità resistenti siciliane non sono disposte a tollerare alcuna manovra diversiva, il progetto off-shore ibleo deve essere fermato!
Più volte, nel corso e alla fine del corteo, negli interventi che si sono succeduti sul palco, è stato ribadito l'impatto devastante delle opere previste dal progetto sull'ambiente e sull'economia locale: non esiste misura compensativa, peraltro nemmeno prevista, che possa risarcire il territorio di una violenza inaccettabile esercitata contro la volontà dei cittadini!
Con
tutti i partecipanti e con i comitati territoriali in particolare,
dai No MUOS ai No discarica di Armicci di Lentini, al
comitato No ponte di Messina e a Stoppa la piattaforma
di Sciacca, la Sicilia si è unita per dire NO alla logica
predatoria che sottrae ricchezza ai siciliani per produrre morti per
inquinamento, mancanza di infrastrutture di comunicazione, presidi
ospedalieri inefficienti, carenza d'acqua e la piaga dell'emigrazione
che svuota la nostra isola per fornire braccia e intelligenze al nord
Italia e al nord Europa.
Il
progetto off-shore ibleo è stato sostenuto e approvato grazie ai
governi precedenti: quei governi e le forze politiche a loro
sostegno, abbiamo combattuto e avversato senza risparmiarci.
Oggi, se
da un lato il territorio reagisce e resiste, con tutte le sue
componenti, comprese quelle istituzionali, il governo regionale è
completamente assente e non una parola è stata proferita dal
presidente Musumeci sul tema, mentre quello nazionale ha, per ora,
annunciato soluzioni tampone che, nel concreto, anche se appovate,
superando la propensione pro-TAV, pro-Grandi opere e
pro-trivelle dei ministri leghisti, non risolverebbero il
problema.
Per
questo motivo è stato elaborato un documento con una serie di
impegni da portare a compimento, che è stato sottoposto
all'attenzione dei rappresentanti istituzionali presenti alla
manifestazione. Nel concreto il documento prevede i seguenti punti:
- revoca in autotutela del provvedimento VIA relativo al progetto Offshore ibleo, rilasciato senza che siano stai valutati i grandi rischi e le conseguenze per l'ambiente, la pesca, la salute e il turismo, con conseguente decadenza della relativa concessione di coltivazione e, comunque, appoggio della denuncia di infrazione delle direttive europee, presentata dal Comitato Stoppa La Piattaforma;
- istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce sulle numerosissime irregolarità ed anomalie nel rilascio delle autorizzazioni ambientali e a trivellare che da anni i comitati denunciano;
- approvazione di una moratoria riguardante le attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio ulteriori rispetto a quelle oggetto di titoli già concessi ed a programmi di lavoro approvati in sede di conferimento dei titoli stessi, sia in mare - seguendo l’esempio di altri Paesi dell’Unione Europa, come Francia e Croazia - sia su terraferma;
- ripristino della Previsione del Piano delle Aree;
- istituzione di un tavolo tecnico nazionale tra governo, comitati No triv e associazioni ambientaliste, per valutare e varare in tempi brevi e certi una riforma dell'intero settore degli idrocarburi e del settore ambientale;
- conversione in atti e leggi del Piano Blu per il Mediterraneo proposto nel 2012 da Greenpeace.
Il
documento è stato sottoscritto dai parlamentari nazionali Michele Sodano e Rosalba Cimino, entrambi del Movimento Cinque Stelle e
consegnato al deputato regionale Carmelo Pullara, del Movimento Popolari e
Autonomisti, del quale si attende la sottoscrizione.
Con la
manifestazione di sabato è stato lanciato un messaggio
inequivocabile a tutti i soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti
nell’affare trivelle: i siciliani non ci stanno più, non
sono più disposti a tollerare l’abuso sistematico e lo
sfruttamento dei territori a vantaggio di multinazionali e del grande
capitale e a danno della salute, dell’ambiente e delle economie
locali. Come comitato ci sentiamo investiti di una grande
responsabilità e non arretreremo di un centimetro, perché sappiamo
di avere dalla nostra il supporto e la solidarietà della nostra
gente.
Avanti
Sicilia, avanti No triv!