Un
corteo di migliaia di persone che ha messo insieme studenti,
pescatori, casalinghe, pensionati, sindaci e presidenti del Consiglio
dei Comuni dell'area, deputati nazionali e regionali, sindacati,
ambientalisti e attivisti accorsi da tutta la Sicilia ha
attraversato le strade di Licata nella giornata di sabato scorso,
rendendo fisicamente percepibile l'ostilità di Licata e della
Sicilia tutta, alla posa del gasdotto dell'ENI e contro tutti i
progetti di trivellazione dei fondali del Canale di Sicilia.

Più volte, nel corso e alla fine del corteo, negli interventi che si sono succeduti sul palco, è stato ribadito l'impatto devastante delle opere previste dal progetto sull'ambiente e sull'economia locale: non esiste misura compensativa, peraltro nemmeno prevista, che possa risarcire il territorio di una violenza inaccettabile esercitata contro la volontà dei cittadini!
Con
tutti i partecipanti e con i comitati territoriali in particolare,
dai No MUOS ai No discarica di Armicci di Lentini, al
comitato No ponte di Messina e a Stoppa la piattaforma
di Sciacca, la Sicilia si è unita per dire NO alla logica
predatoria che sottrae ricchezza ai siciliani per produrre morti per
inquinamento, mancanza di infrastrutture di comunicazione, presidi
ospedalieri inefficienti, carenza d'acqua e la piaga dell'emigrazione
che svuota la nostra isola per fornire braccia e intelligenze al nord
Italia e al nord Europa.

Oggi, se
da un lato il territorio reagisce e resiste, con tutte le sue
componenti, comprese quelle istituzionali, il governo regionale è
completamente assente e non una parola è stata proferita dal
presidente Musumeci sul tema, mentre quello nazionale ha, per ora,
annunciato soluzioni tampone che, nel concreto, anche se appovate,
superando la propensione pro-TAV, pro-Grandi opere e
pro-trivelle dei ministri leghisti, non risolverebbero il
problema.
Per
questo motivo è stato elaborato un documento con una serie di
impegni da portare a compimento, che è stato sottoposto
all'attenzione dei rappresentanti istituzionali presenti alla
manifestazione. Nel concreto il documento prevede i seguenti punti:
- revoca in autotutela del provvedimento VIA relativo al progetto Offshore ibleo, rilasciato senza che siano stai valutati i grandi rischi e le conseguenze per l'ambiente, la pesca, la salute e il turismo, con conseguente decadenza della relativa concessione di coltivazione e, comunque, appoggio della denuncia di infrazione delle direttive europee, presentata dal Comitato Stoppa La Piattaforma;
- istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce sulle numerosissime irregolarità ed anomalie nel rilascio delle autorizzazioni ambientali e a trivellare che da anni i comitati denunciano;
- approvazione di una moratoria riguardante le attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio ulteriori rispetto a quelle oggetto di titoli già concessi ed a programmi di lavoro approvati in sede di conferimento dei titoli stessi, sia in mare - seguendo l’esempio di altri Paesi dell’Unione Europa, come Francia e Croazia - sia su terraferma;
- ripristino della Previsione del Piano delle Aree;
- istituzione di un tavolo tecnico nazionale tra governo, comitati No triv e associazioni ambientaliste, per valutare e varare in tempi brevi e certi una riforma dell'intero settore degli idrocarburi e del settore ambientale;
- conversione in atti e leggi del Piano Blu per il Mediterraneo proposto nel 2012 da Greenpeace.

Con la
manifestazione di sabato è stato lanciato un messaggio
inequivocabile a tutti i soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti
nell’affare trivelle: i siciliani non ci stanno più, non
sono più disposti a tollerare l’abuso sistematico e lo
sfruttamento dei territori a vantaggio di multinazionali e del grande
capitale e a danno della salute, dell’ambiente e delle economie
locali. Come comitato ci sentiamo investiti di una grande
responsabilità e non arretreremo di un centimetro, perché sappiamo
di avere dalla nostra il supporto e la solidarietà della nostra
gente.
Avanti
Sicilia, avanti No triv!
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