mercoledì 21 settembre 2016

Comunicato stampa del 21/09/2016

Apprendiamo che ENI ha presentato, nel corso di un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, una proposta per la ridefinizione del Protocollo di Gela che prevede la rinuncia alla realizzazione del progetto Offshore ibleo
ENI, dunque, annuncia di non avere più interesse a sfruttare i campi Argo e Cassiopea nel Canale di Sicilia e, conseguente, a installare la piattaforma Prezioso K, orientando invece la propria attività verso la realizzazione di pozzi di estrazione sulla terraferma. 
Giustifica tale scelta con il ritardo accumulato nella realizzazione dell’opera, ritardo dovuto ai ricorsi amministrativi che, come noto, sono stati presentati grazie alle mobilitazioni e alle proteste che hanno interessato i territori coinvolti dal progetto e la comunità di Licata in modo particolare. 
La stessa ENI, a commento della nuove scelte, parla dei vantaggi derivanti dallo “spostamento a terra” delle trivellazioni anche in termini di riduzione dell’impatto ambientale, con riferimento al fatto che con la revisione del progetto non si avrebbe più alcuna struttura visibile dalla costa, ma anche minori emissioni e non vi sarebbe più alcuno scarico diretto in mare. 
In altri termini, ENI ammette implicitamente che quanto i cittadini hanno sempre sostenuto con riferimento agli effetti delle trivellazioni fosse vero: impatto visivo, emissioni, scarichi diretti in mare, solo per limitarci a ciò che l'azienda petrolifera afferma espressamente. 
Ciò che sta accadendo, al di là di quelli che saranno i risvolti definitivi di tutta la vicenda, dimostra che attraverso la mobilitazione e la partecipazione attiva della popolazione, può essere ridiscussa e ribaltata ogni decisione. E questo è già per noi motivo di orgoglio e di immensa soddisfazione.
Inutile dire che la battaglia contro la devastazione e il saccheggio dei territori non può dirsi conclusa. Anzi, riteniamo che questo risultato, debba essere da stimolo ad andare avanti e oltre. 
Nulla è ancora certo ed ENI continua, con la sua ingombrante presenza, a tenere in ostaggio i territori, come dimostrano le recenti vicende della raffineria di Gela. 
Noi, come sempre, continueremo a esserci e a resistere.

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